Euclides Tsakalotos: ecco chi è il nuovo ministro dell’Economia della Grecia

Euclides Tsakalosos, neo ministro dell'economia greco

di Francesco De Palo da ilfattoquotidiano.it

Nato in Olanda a Rotterdam nel 1960, ha frequentato il prestigioso college londinese di St. Paul, poi si è laureato all’università di Oxford. Il ‘britannico’ ha di fatto commissariato negli ultimi de mesi Varoufakis in occasione dei vertici comunitari. Comunista, in Syriza da dieci anni, carattere non accomodante ma dai modi meno bruschi del suo predecessore: è il nome scelto da Tsipras per ‘parlare’ con l’Europa

Dal Minotauro alla bombetta inglese. Non usa moto né t-shirt il nuovo ministro delle finanze ellenico scelto al posto del forzosamente dimissionario Yanis Varoufakis. Euclide Tsakalotos, già portavoce economico del governo Tsipras, di fatto è ministro ombra da due mesi a questa parte. Erano i giorni dello scontro aspro tra Atene e i creditori internazionali, con la stretta di mano tra Djsselbloem e l’allievo di Galbright che segnò un solco incolmabile tra i due, quando il premier “commissariò” in qualche modo Varoufakis affiancandogli lo stesso Tsakalotos e il vice premier Dragasakis in occasione dei vertici comunitari (ottenendo il plauso del Guardian, tra gli altri).

Nato in Olanda a Rotterdam nel 1960, Tsakalotos ha frequentato il prestigioso college londinese di St. Paul, poi si è laureato all’università di Oxford in seguito si è specializzato presso l’Università del Sussex. Di formazione molto anglosassone – ha sposato l’economista inglese Heather D. Gibson – ha insegnato presso le Università di Kent e di Atene. Il battesimo politico risale al 2012, quando Syriza balzò dal 4% al 23% sorprendendo tutti. Nelle doppie elezioni di quell’anno Tsakalotos centrò il seggio parlamentare per poi essere promosso a componente del Comitato centrale di Syriza, in un partito che rispetta ancora il mantra degli organismi collegiali e decisionali. Infatti da due lustri milita in Syriza, sin dai tempi in cui il movimento si chiamava Synasprismos e Tsipras lo scorso gennaio lo ha premiato con un incarico di sottosegretario agli Esteri a cui ha sommato quello di capo dei negoziatori che trattano con l’Europa.

Tsakalotos ha scritto, a quattro mani con altri collegi, sei libri compreso Crucible of Resistance: Greece, the Eurozone and the World Economic Crisis, in cui attacca il binomio crisi greca-mancanza di riforme. In quelle pagine vergate nel 2012 punta l’indice contro la deriva liberista che ha invaso la Grecia sin dal 2008, che ha prodotto le attuali diseguaglianze sociali accanto al panorama che tutti conosciamo. Ora ha la possibilità di applicarvi le sue ricette anche grazie al suo carattere, raffinato ma non accomodante.

Come anticipato nei giorni scorsi, pare che sulla nuova nomina pesino i consigli a Tsipras del ministro dell’informazione Nikos Pappas, molto ascoltato dall’ingegnere 40enne, allergico ai modi di Varoufakis poco incline a prepararsi una futura rielezione e più propenso ad essere rappresentato a Bruxelles dal diplomaticissimo Tsakalotos. Quest’ultimo si è sempre detto un europeista convinto ma senza peccare di morbidezza verso Bruxelles come i predecessori Hardouvellis e Stournaras. Pappas avrebbe avuto un’ultima discussione con Varoufakis proprio in occasione del vertice governativo di emergenza convocato due giorni prima del referendum, convincendo il suo premier alla decisione che, però, alcuni vorrebbero fosse dipesa interamente da Berlino e non dal fronte interno. Più probabilmente Tsipras potrebbe essere stato costretto a mediare tra due richieste giunte sulla sua scrivania, sostengono altri rumors. Per cui ha scelto l’unica strada possibile, dopo la vittoria referendaria. E nessuno sa se sia la migliore.

 

(Immagine Euclides Tsakalotos, Fonte: ilfattoquotidiano.it

Varoufakis si dimette: contrasti interni a Syriza e pressioni dell’Eurogruppo alla base dell’addio del ministro del Tesoro

di Francesco de Palo da ilfattoquotidiano.it

Gli hanno dato del giocatore d’azzardo, pagliaccio e pokerista e non solo dalle parti di Francoforte, a testimoniare una personalità comunque narcisista e protagonista, ma che ha avuto il merito di smuovere le acque di un memoradum che in tre anni non ha sortito effetto alcuno, se non peggiorare la situazione per tutti: creditori e debitori. Ora se ne va, su richiesta dello stesso Tsipras. Theodorakis, fondatore del partito Potami, in pole per il ruolo di coordinatore pro troika delle opposizioni

Grexit? No, Varoufexit. Passo indietro dell’artefice del muro contro muro, un premier con maggior potere decisionale (anche all’interno del suo partito), che ferma (definitivamente?) le velleità dei “montiani ellenici” e che oggi guarderà negli occhi chi era già pronto a un governo di larghe intese: il capo dello Stato Procopios Pavlopoulos, filomerkeliano a cui Alexis Tsipras ha chiesto di convocare i leader di tutti i partiti del Paese. Non è il Grexit il primo effetto della vittoria del no al referendum di ieri, ma le dimissioni di chi, dallo scranno più alto del ministero delle Finanze, aveva decretato tempi e modi di una trattativa apparsa subito complicatissima. Yanis Varoufakis lascia il ministero delle Finanze su richiesta dello stesso premier.

E in una nota spiega di essere diventato, poco dopo l’annuncio dei risultati del referendum, “noto ai partecipanti dell’Eurogruppo e altri partner, che apprezzeranno la mia assenza alle future riunioni”. Negli ultimi giorni erano fuoriuscite alcune informazioni circa posizioni diverse all’interno di Syriza sull’estroso allievo di James Galbright. Qualcuno aveva addirittura parlato di furiose liti con il vicepremier Iannis Dragasakis e con il ministro dell’informazione Nikos Pappas, ma nulla di ufficiale. Erano le ore in cui nel partito del premier c’era chi chiedeva la testa di Varoufakis per poter riallacciare i contatti con i creditori internazionali, choccati dai modi dell’economista.

Negli occhi dei greci ci sono ancora le immagini della prima visita ad Atene, nel gennaio scorso, del capo dell’Eurogruppo Djisselbloem e di quelle parole che proprio Varoufakis gli sussurrò all’orecchio con un sorriso beffardo. L’olandese prima gli strinse la mano poi, di ghiaccio, la lasciò per abbandonare in fretta la conferenza stampa, mentre i fotografi immortalavano questa immagine surreale. E’quello il primo momento di rottura con l’ex troika che segna anche un solco nei rapporti tra Atene e Bruxelles e che, di fatto, diventa il ritornello delle trattative degli ultimi mesi. Gli hanno dato del giocatore d’azzardo, pagliaccio e pokerista e non solo dalle parti di Francoforte, a testimoniare una personalità comunque narcisista e protagonista, ma che ha avuto il merito di smuovere le acque di un memoradum che in tre anni non ha sortito effetto alcuno, se non peggiorare la situazione per tutti: creditori e debitori.

Poche ore prima c’ era stato un altro passo indietro, quello dell’ex premier conservatore Antonis Samaras. Il numero uno di Nea Dimokratia, protagonista nel 2012 del governissimo che firmò il memorandum ribattezzato “di larghe intese con la troika” si era speso fino all’ultimo istante per il sì. Ma negli occhi dei cittadini ellenici Samaras incarnava la stretta di mano con la cancelliera Merkel, ovvero tre tagli a pensioni, stipendi e indennità, un regime di austerità e di sacrifici che, seppur portato avanti nel nome del futuro della Grecia, non trovava più consensi nell’Egeo. Si dice che il giornalista Stavros Theodorakis, fondatore del partito Potami, possa diventare il coordinatore pro troika delle opposizioni: è giovane come Tsipras, anche lui senza cravatta e nell’immaginario collettivo potrebbe essere l’unica alternativa al 40enne ingegnere in caso di elezioni anticipate. Ma oggi sono scenari che passano in secondo piano. Il Paese e l’Europa si interrogano sulla scelta (un baratto?) del ministro senza scorta e che arrivava ai vertici in sella alla sua moto. Qualcuno a Berlino avrà applaudito.