Inno europeo o una melodia da suonare occasionalmente?

europa e inno

Pace, libertà e solidarietà sono gli ideali (alcuni difficilmente perseguiti) dell’identità europea. Questi valori vengono trasmessi dai simboli comuni (bandiera, inno…) il cui scopo è quello di creare l’identità e il senso europeo.

L’Unione europea è provvista di un inno, infatti, all’indomani del vertice di Milano e della rinnovata spinta al processo d’integrazione europea prodotta dall’Atto Unico Europeo, il Consiglio Europeo adotta l’Inno alla Gioia come Inno dell’Unione Europea. Quest’inno è tratto dalla Nona sinfonia di Beethoven del 1823, ma steso da Schiller nel 1785. Il compositore, aveva appositamente caricato la melodia di una valenza molto forte. Questa, infatti, comunica la visione idealistica di fratellanza fra gli uomini. Ed è proprio per questo motivo che è priva di testo, per poter comunicare lo stesso messaggio secondo un linguaggio unico, quello della musica.

L’inno dell’UE, come qualsiasi altro simbolo europeo, non mira a sostituire quelli nazionali anche perché un’azione di questo tipo sarebbe in contrasto con uno dei principi fondamentali dell’Unione Europea. L’inno alla Gioia va ad aggiungersi ai rispettivi inni nazionali, come per le bandiere, come per la cittadinanza, al fine di celebrare i valori che i 28 Stati condividono. Noi italiani siamo cittadini dello Stato Italiano ma, anche, cittadini europei. Tuttavia l’utilizzo dell’Inno in questione è veramente limitato a eventi ufficiali delle istituzioni europee. Perché manca un’adeguata diffusione, considerando la funzione principale di questo simbolo comune? Dai primi anni 2000, il sentimento europeista scema sempre di più, in favore di un “Euroscetticismo” sempre più rafforzato. Ovviamente questo cambiamento fu prodotto in seguito alla realizzazione dell’Unione Economico Monetaria e dei relativi sacrifici effettuati. Tuttavia, molte volte si è denunciata la carenza di una identità europea, del sentirsi europei. Camminando per i centri storici italiani (ma anche europei), in prossimità delle istituzioni locali, si stagliano sempre (e come minimo) due bandiere (per legge): quella italiana e quella europea. Già un primo passo verso il sentirsi europei è stato realizzato. Ma perché questo non si attua anche con l’Inno europeo? Perché prima di una partita di calcio, in uno stadio, l’Inno alla Gioia non viene suonato, soprattutto se sono due squadre europee a competere? Perché nelle cerimonie ufficiali nazionali, quest’inno non viene suonato dopo quello nazionale, dato che siamo italiani, ma anche europei? I costi della prima e della seconda guerra mondiale sono stati condivisi dagli stati europei. L’olocausto e tutte le conseguenze del Nazismo sono state vissute da tutti gli Stati europei. I ventotto stati, non hanno condiviso solo semplice storia, ma un’identità simile che ovviamente nel corso degli anni ha trovato ventotto vie diverse, ma con delle radici comuni.

Sebbene sia passato più di un mese dalla giornata della memoria, sono in dovere di raccontare un episodio. Da un diretta testimonianza di un sopravvissuto, l’Inno alla Gioia gli ha salvato la vita! Un prigioniero, suonando con un clarinetto, quello che sarebbe diventato l’Inno europeo, è riuscito a sopravvivere ai campi di concentramento, per il mero fatto che allietava le truppe naziste. Questa melodia ha per questo sopravvissuto un valore incommensurabile. Molti cittadini europei non sanno nemmeno che esista un inno comune per i ventotto paesi, mentre sanno dell’esistenza di una bandiera comune.

Ridurre a suonare quest’inno in occasione delle cerimonie ufficiali delle istituzioni europee, non permette una efficace trasmissione dei valori propri della bandiera a ventotto stelle ai cittadini europei. La mancanza di far risuonare quest’inno al pari di quelli rispettivi di ogni Stato, rappresenta un’enorme buco che, in parte, va a spiegare la mancanza di quel “non sentirsi” europeo e di un senso europeo debole. “Siamo italiani, ma anche europei”. Un concetto che rischia di non essere adeguatamente perpetuato e applicato, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni.