Profughi: l’Ue non decide e rinvia a ottobre

l’Ungheria chiude la barriera.

Ma Orban ha la memoria corta: nel 1956 arrivarono 200mila ungheresi

di Enrico Oliari da notiziegeopolitiche.net

Ancora una volta l’Europa unita si è dimostrata incapace di decidere, ed i ministri dell’Interno dei Ventotto hanno trovato un accordo solo sul minimo indispensabile, ovvero la lotta ai migranti attraverso l’uso della forza da parte dell’Eufor e la ricollocazione di 40mila profughi da Italia (24mila) e Grecia (16mila) in due anni, ma solo per quelli che arriveranno tra il 15 agosto 2015 ed il 16 settembre 2017.
A non essere passato è stato il piano Juncker, che prevede la redistribuzione dei profughi attraverso la possibilità di sforare il pareggio di bilancio e di multare chi non si fa carico della propria quota, per cui una nuova seduta èstata programmata per l’8 e il 9 ottobre. La maggioranza dei paesi si era detta disponibile al piano del capo della Commissione, ma a tenere tutti sotto scacco sono stati Ungheria, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Il ministro lussemburghese Jean Asselborn, che ha presieduto la riunione, ha concluso che “La maggioranza degli Stati membri si sono impegnati oggi sul principio della ricollocazione supplementare di 120mila persone ora presenti nei Paesi esposti ai flussi migratori”, cioè in Grecia, Italia e Ungheria, ma tra il prendere un impegno ed arrivare a una decisione c’è un solco abissale.
In 25 giorni (tanto manca alla prossima riunione) può succedere di tutto, con migliaia di profughi che ogni giorno risalgono i Balcani o attraversano il Mediterraneo, e nel frattempo ognuno fa come gli pare, si alzano muri, si aprono le frontiere, si inventano i campi profughi, si fanno nuove leggi.
L’Ungheria ha terminato e chiuso la barriera di 176 chilometri fatta di reti e di filo spinato al confine con la Serbia, chiudendo così la porta in faccia a centinaia di migranti siriani, pakistani e afgani che si stanno giungendo e accalcando a Horgosm, l’ultimo centro abitato serbo. Le scene sono quelle di famiglie stanche che si abbandonano allo conforto per non essere passate in tempo, ma resta da vedere cosa accadrà quando alla barriera ungherese premeranno migliaia di profughi. Qualcuno ipotizza nuove rotte per l’Unione Europea attraverso la Bulgaria e la Romania, dove vi sono barriere meno rilevanti, ma comunque immense praterie da attraversare, ed ormai l’inverno è alle porte. Perché chi scappa dalla guerra per salvare la propria famiglia ed i propri sogni non si ferma davanti a nulla. Il reato di immigrazione, entrato in vigore a mezzanotte, ha comportato i primi 16 arresti di migranti che tentavano di attraversare la frontiera: rischiano fino a tre anni di reclusione.
La figura di Orban è spesso stigmatizzata e a volte additata come esempio, ma è certo che il premier dimostra di avere la memoria assai corta: nel 1956 in 200mila profughi ungheresi lasciarono il paese attraversando il confine austriaco, lasciato aperto da Vienna. La ripartizione in quote (non esisteva ancora l’Ue) ne fece arrivare 5mila in Italia, assistiti dalla Croce Rossa. Si era trattato di una sollevazione armata contro l’occupazione sovietica, durata dal 23 ottobre al 10 novembre e causò la morte di 2.700 ungheresi e l’esodo di 200mila persone. I siriani oggi scappano da 5 anni di guerra e 230mila morti.