Alleanza Nazionale: fine di una storia

Una manifestazione di alleanza nazionale a roma

di Matteo Zanellato

Il dibattito a cui abbiamo assistito (a dire il vero in pochi) sul futuro della fondazione di AN non mi è mai interessato più di tanto, è da anni che penso che AN avesse «già dato» e più di quello non potesse fare per l’Italia.

Dall’ultima AN non poteva uscire niente di buono: la maggior parte dei colonnelli è stata in grado di crearsi un posto in paradiso, speculando sul sudore di tanti simpatizzanti che, come me, dedicarono tempo e energie al partito. » Read more

Un nuovo futuro per la destra?

Di Luna Vergerio

Negli ultimi anni, l’idea di creare una “Nuova Destra” è stata oggetto di numerosissimi dibattiti, alla fine dei quali però non si è mai trovata una soluzione nuova e degna di nota. Probabilmente è proprio a causa di questa apparente poca volontà di creare un qualcosa di nuovo, che la destra italiana non riesce a formare un’alternativa valida che sia in grado di contrastare il renzismo e rispettare il suo passato.Proprio a proposito di questo tema, nell’ultimo periodo si è parlato e dibattuto molto sull’eventualità di riformare Alleanza Nazionale. A chi come me è nato negli anni novanta o più tardi, questo nome non dirà sicuramente niente, anzi probabilmente non farà altro che alimentare l’idea, un po’ scolastica, di una destra nostalgica e conservatrice. Quindi, che cos’era AN? Alleanza Nazionale nasce negli anni ’90 da esponenti del Movimento Sociale e altre componenti della destra conservatrice (come i liberali e i democristiani), con l’idea di non essere un partito tradizionale, ma di essere il partito «degli italiani», pronto, quindi, a dare una casa a coloro che non erano, o non si sentivano più, rappresentati dai partiti colpiti dagli scandali di tangentopoli.Così, per tutta la «seconda repubblica», Alleanza Nazionale governò costantemente a fianco di Forza Italia, portando avanti proposte simili, fino a quando l>e accelerazioni date dalla nascita del PD e la caduta del governo Prodi, portarono i due principali partiti del centro destra a fondersi nel PDL nel 2007. Se guardiamo al panorama politico nazionale di oggi, capiamo che effettivamente manca una destra in Italia. Manca quel partito in grado di opporsi alla sinistra su temi come il senso dello Stato e l’interesse nazionale in un’ottica europea, la libertà di impresa e la concorrenza in economia, la libertà di girare sicuri nelle nostre piazze. Le destre che oggi ci sono e si oppongono a questo governo, lo fanno per partito preso, senza offrire proposte e prospettive concrete. E allora che fare? Se da una parte è rinata Forza Italia, dall’altra parte tanti ex dirigenti di AN, hanno deciso di tentare la ricostruzione del partito che riuscì a dare tante soddisfazioni alla destra italiana. Così abbiamo assistito a numerosi tentativi come quello di costituire “next AN” nel 2013, oppure quello di utilizzare il simbolo con la fiamma da parte di FdI per le europee del 2014 o con il tentativo di rimettere nuovamente in cammino la fondazione in questo periodo. Proprio perchè manca una destra “come la vorremmo noi” quindi diversa da quelle pensate fino a oggi, che guardi al continente europeo come la propria casa, che riesca a tutelare le proprie imprese grazie alla qualità e non a superate tendenze protezionistiche, che investa sui giovani e che non si perda  dietro a inutili nostalgismi, dovremmo guardare attentamene a quello che succederà da qui al tre ottobre (data in cui si terrà un’assemblea degli iscritti alla fondazione AN).Una cosa comunque è certa: se la destra non si aprirà al nuovo, sarà una delle numerose rifondazioni italiane che, a causa di idee vecchie e di volti (troppo) noti, subirà una sconfitta politica ed elettorale come è già successo in passato.Se la destra non ascolterà i ventenni, assisteremo solo a deja-vu di storie viste e riviste.